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Stare in ciò che c’è

C’è sempre un altrove più desiderabile, o anche solo un altrove che ci sembra più sostenibile. E c’è spesso anche il pensiero di poter avere un giorno dei rimpianti, per non essere riusciti a fare quel che pensavamo, per non essere riusciti a vivere la vita che avevamo immaginato, desiderato.
Però bisogna sforzarsi di amare la propria vita così com’è. Amarla perché non c’è un altrove realistico, altrimenti sarebbe realtà. Siamo dove possiamo, dove riusciamo ad essere.
Dobbiamo mettere impegno per amare ciò che c’è. Perché in quel che c’è, quando lo amiamo, c’è più di quel che sembra: come quando guardi e vedi, e tutto si illumina di nuova luce.
In quel che c’è ci sono tutte le nostre imperfezioni, le frustrazioni, le fatiche, le lotte. E ci sono i sorrisi, le piccole meraviglie quotidiane, gli affetti, l’amore.
Ogni cosa è illuminata, se l’amiamo.
Per questo la fotografia è così importante per me: perché mi aiuta a illuminare la realtà, ciò che ho sotto gli occhi in ogni momento, e in questo trovo una profonda felicità.
Quando amo, la vita ha senso, e non ci sono altrove, c’è l’oggi col suo carico di luci e ombre, e va bene così.
Siamo sempre in corsa verso qualche meta lontana, o per star dietro a tutti gli impegni che gravano il quotidiano, e questa corsa spesso ci travolge, ci rende difficile vedere ciò che c’è, ci imprigiona nella ruota del criceto di cui parlavo in un post precedente.
In questo inizio d’anno faccio esercizio di rallentamento, cerco di stare in ciò che c’è.
Sto e guardo. Sto nelle imperfezioni e nelle mancanze, ma sto anche nella ricchezza e nella meraviglia, cercando l’equilibrio possibile di giorno in giorno.
Così, capita di guardare un palazzo normale, e di trovarlo bellissimo. Come la vita.