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Succede. Mi sembra che la prima volta sia stato in occasione del secondo rinnovo della patente. Ero ancora giovane, eppure potevo pensare: “vent’anni fa…” e andare a un’epoca in cui ero già grande, maggiorenne, e potevo girare per la città guidando un’auto. Me la ricordo bene la sensazione, la prima volta che mi sono seduta sulla mia bella 126 amaranto e ho guidato da sola: mi sentivo adulta, autonoma.
Quindi -in quel secondo rinnovo di patente- pensando “vent’anni fa”, non avevo in mente una bimbetta delle elementari ma una ragazza adulta, autonoma, che guidava la sua auto per le vie della città. Da lì, quei primi “ vent’anni fa” suonavano già come tanta vita vissuta.
Da allora, da quel secondo rinnovo di patente, ne sono passati altri due, di rinnovi. Altri vent’anni si sono aggiunti. Tanta vita.
Oggi penso che domenica prossima compirò 60 anni, e il numero fa un certo effetto. È dall’anno scorso che mi preparo a questo significativo cambio di decade, e anche di prospettive.
E oggi penso a quanta vita ho vissuto. Tanta. Piena, ricca di esperienze. Esperienze che, a guardarci dentro, sono incontri con le tantissime persone che hanno significato qualcosa e che tutt’ora significano, con le persone che hanno lasciato anche solo una piccola traccia del loro passaggio e che la memoria è ancora in grado di richiamare. Sono emozioni vissute, riflessioni fatte, conoscenze apprese e conquistate. E sono parole, le tante parole lette e scritte.
Tanta vita. Tanta: una parola che già di suo è parola complessa. È aggettivo, pronome e avverbio (ho controllato, non è che proprio mi ricordavo così bene la questione).
È parola piccola che risuona quasi infinita.
Tanta vita. Tanta.
E mentre questa piccola parola saltella nella mia mente, scorrono ricordi, volti, momenti, sensazioni, emozioni. Tanta vita, di cui sono grata.
Non faccio bilanci, sto nell’emozione profonda della ricchezza, piena di colori e sfumature. Vedo il percorso, le curve e le deviazioni che l’hanno formato fin qui; vedo i fili d’Arianna che mi hanno guidata nei labirinti; vedo le casualità, le sliding doors; sento il significato di quelle curve e di quelle deviazioni, e anche dei rettilinei quotidiani; sento il significato, costruito a posteriori, delle casualità.
Tanta vita. La mente va al finale di 8 1/2 di Fellini: quelle immagini riescono a raccontare ciò che le parole -da sole- faticano a rendere.
Io mi sento così. Tutte le persone, i ricordi, scorrono in cerchio tenendosi per mano.
Io sono quel cerchio ricco di vita.

Grazie Fellini.