Perché scrivere? (1)

Sarà che ho 52 anni, che lavoro in ospedale, e che l’insieme delle due cose mi fa sentire una certa urgenza di scrivere, per lasciare tracce. Tracce di me e del mio passaggio nella vita, dedicate alle persone che mi sono vicine e a quelle che incontro, personalmente o virtualmente.

Tutti i giorni vedo vite spezzate, in vari modi. Quel che mi fa più paura è l’essere spezzata nel cervello, al punto da non essere più quella che sono. Può succedere in un attimo, attimo che stravolge irrimediabilmente una vita.

Però oggi sono viva e, per quel che ne so, in buona salute. E devo scrivere ora, perché ora ci sono e lo posso fare.

C’è una voce superstiziosa e impaurita dentro di me, che pensa ai discorsi degli amici: “Eh, sì… Si vede che se lo sentiva… ha voluto scrivere perché se lo sentiva che le sarebbe successo qualcosa”.

Quante volte ho sentito frasi simili: “se lo sentiva… Per questo ha fatto… ha detto…”

Le ricostruzioni a posteriori sono sempre cariche di significati. Costruiti a posteriori, però. Sono illusioni, ma ci crediamo perché abbiamo bisogno di trovare un senso nel caos che un evento traumatico produce. Un senso che, come il filo di Arianna, ci guidi nel labirinto delle domande senza risposte, dei dubbi, dei perché.

Più ragionevolmente mi dico che ciò che incontro tutti i giorni è come il teschio sul tavolo dei filosofi antichi: ricordati che il tempo non è infinito, e vivi ogni giorno come meglio puoi.

Vivi e non lasciare indietro ciò che puoi realisticamente fare.

P.S. Avevo 52 anni quando ho scritto questa pagina… Diciamo che sono nata nel 1960…

32 pensieri su “Perché scrivere? (1)

  1. delicatepoppy

    Mi piace molto il tuo blog. Anch’io sono psicologa e alle prime armi..sono anche un po’ frustrata perchè questo lavoro mi pare di non riuscire a cominciarlo mai, però quando leggo le tue esperienze con i pazienti ci ritrovo una “tranquillità” che mi dà speranza. Ci ritrovo anche la necessità di continuare a porsi domande perchè gli altri sono e saranno sempre un mistero e avvicinarsi alla sofferenza ci costringe a metterci sempre in gioco. Poi, se hai qualche consiglio da dare ad una giovane collega…ben venga 😛

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    1. sguardiepercorsi Autore articolo

      Grazie per le tue parole. In quanto ai consigli, non saprei dirti, così, a freddo. Ma se hai domande, se c’è qualcosa di cui vorresti parlare, puoi scrivermi sulla mail che trovi nel blog. Ti risponderò con piacere.
      Ciao!

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  2. giacani

    Uno bravo bravo (Daniel Pennac), da qualche parte che non ricordo (penso sia in “come un romanzo”, ma non ne sono sicuro) scrive che “Gli uomini costruiscono case perché devono vivere e scrivono libri, perché sanno che devono morire”.

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  3. ilnonamato

    sto sfogliando tutto con calma, a poco a poco… meriti tutta l’attenzione. lavoro in un posto molto simile a un ospedale e vivo situazioni come quelle che hai descritto. Anche per questo vale la pena scrivere, davvero…

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  4. Diemme

    Anch’io sono del ’60, e scrivo per i tuoi stessi motivi. Non lavoro in ospedale, ciononostante di dolore, di interruzione di stati di salute e di lucidità ne ho visti abbastanza da sapere che i nostri giorni non sono infiniti: non che però mi sappia regolare di conseguenza… 😉

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  5. robert che vola

    “ricordati che il tempo non è infinito, e vivi ogni giorno come meglio puoi.” Questo è importante. Anche perchè prima o poi arriva un momento in cui ti accorgi che è tardi, più di quello che pensi. Imparare a vivere…
    robert

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    1. sguardiepercorsi Autore articolo

      Ce l’ho presente tutti i giorni. Lavorando non solo in ospedale, ma anche nelle cure palliative domiciliari, c’è l’ho proprio sotto gli occhi. E mi aiuta a vivere meglio, perlomeno ci provo…
      Grazie dei tuoi passaggi qui…
      Chiara

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  6. arthur

    La mia ex compagna diceva sempre che abbiamo due giorni da stare al mondo e detto da una donna che ha visto morire il marito prima e la figlia dopo, non può che essere vero. Carpe Diem o soltanto, vivere godendo di tutto ciò che c’è di buono, magari con un sorriso sulle labbra che non guasta mai.
    Scrivere alle volte è liberatorio. Nei miei quattro anni di blog ho scritto più di 380 articoli, come dire che non mi sono fatto mancare nulla, ma la cosa più importante è che con tutta questa scrittura il regalo più bello l’ho avuto dalla complicità e dalla condivisione di persone meravigliose: un buon motivo per continuare a scrivere.

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  7. gracejen

    Si dice che il passato..è ciò che siamo noi oggi…sembra retorica, ma quanta verità esprime?…il nostro passato può averci segnato come può averci insegnato delle cose..
    Alcuni vorrebbero dimenticarlo..altri lo tengono li, davanti ai loro occhi come monito..ma in fondo per cosa,…è li, lasciamo che sia “passato” e basta..
    ciao

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