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Risuonare con le fatiche

E poi c’è la stanchezza di quando riverberi col grigio, di quando risuoni solo con le fatiche altrui, e tutto il resto è fastidio.
Pensavo questo dopo il racconto di A., donna alquanto affaticata.
Non è la sua storia che voglio condividere, quanto piuttosto un suo camminare per le strade della città. Un cammino in cui sente montare l’insofferenza, in cui i marciapiedi sono troppo affollati di persone in pausa pranzo, che chiacchierano, occupano lo spazio muovendosi con lentezza. Odori di cibo escono dai bar, odori anche sgradevoli, di fritti, di piastre che hanno bruciato toast e panini. Arrivano voci a volume troppo alto… Troppo rumore, troppa confusione, troppa vicinanza con corpi sconosciuti… Tutto questo invade il suo spazio, è troppo vicino, dentro i suoi confini.
Vorrebbe che stesse tutto fuori. Quel troppo la infastidisce: vita rumorosa, vita che scorre in superficie, vita commerciale di negozi, vetrine e merci non indispensabili. Carampane modaiole, adolescenti sopra le righe come solo gli adolescenti possono essere quando sono in branco, vestiti impeccabili diretti in uffici impeccabili. Una vetrina che parla di corpi rimodellati, e di denari immolati sull’altare dell’illusione.
Lo sa, la stanchezza la rende giudicante e intransigente.
Sa che non va bene, sa che sono lenti affaticate dalla sua vita e da quelle altrui che faticano anche più di lei. Sa di non dover dare troppo spazio a quegli sguardi. E allora cammina veloce, guardando il marciapiede, e tira dritto per la sua strada.
Nel suo spazio ha bisogno di far entrare solo ciò che le è di aiuto, che la rigenera. Non c’è posto per altro, non ha energie per altro. L’ affatica tutto ciò che non risuona su frequenze per lei tollerabili.
Non è tempo di normalità, o meglio, la normalità è un tempo di concentrazione su ciò che ha senso e valore. È tempo di fatica quotidiana. Avverte subito quando qualcosa la intossica, o si pone come nocivo. Gira al largo, ha bisogno di cibo nutriente per lo spirito e per l’anima.
Poi, è donna ragionevole, ha imparato a stare.
Oggi, però, aveva bisogno di dire a qualcuno quanto fosse stanca, e io l’ho ascoltata.
E stasera tiro dritto anch’io per la mia strada, lontana dal flusso di vita che scorre accanto a me.