Archivi giornalieri: 23 aprile 2013

Tutta colpa della mielina

Questo post è dedicato ai miei coetanei cinquantenni, o su di lì.

Dunque. Prendiamo un collega, di quelli che non vedi proprio tutti i giorni ma che sai perfettamente come si chiama. Lo incontri un giorno in corridoio, lui ti saluta con un cordiale: “ciao, Chiara!”, mentre tu gli rispondi con un più semplice: “ciao….”
Ecco, non vuol dire che sono maleducata. Vuol dire che la ricerca affannosa del suo nome nella mia memoria si conclude un attimo dopo esserci incrociati. In tempo oramai inutile.
Dunque non sono scorbutica. Sono cinquantenne, ed è tutta colpa della mielina, che non è più quella di una volta.

Prendiamo un’auto di Formula 1 che corre sull’asfalto perfetto di un circuito da corsa. Quell’asfalto perfetto è la mielina giovane, che fa correre le informazioni lungo il sistema nervoso. Prendiamo invece una strada provinciale, col suo asfalto un po’ più scalcagnato, e avremo la velocità del cervello “maturo”.
Ovviamente l’esempio non è scientifico, ma rende l’idea.

Così, per rendermi più simpatica la faccenda, ho cominciato a immaginare un vecchio bibliotecario che se ne sta comodamente seduto in poltrona finché non gli arriva la richiesta di un’informazione. Allora si alza, inforca gli occhiali e va alla ricerca del libro giusto tra gli scaffali. Lo trova, lo prende, lo sfoglia e ti dà la risposta. Bisogna solo avere un po’ di pazienza. Nel mio cervello c’è lui, non Google.

Però una buona notizia c’è. Le ricerche ci dicono che se sulla velocità non c’è storia, il cervello “maturo” dà prestazioni migliori laddove sono necessarie capacità di sintesi, visione d’insieme, gestione della complessità.

Grazie alla plasticità del cervello, compensiamo i deficit creando nuove connessioni, un po’ come dire che se la strada provinciale è quel che è, abbiamo un sacco di stradine che collegano più paesi e cittadine tra di loro, e nel luogo X ci possiamo arrivare attraverso nuovi percorsi, scoprendo luoghi e panorami nuovi.

Così, sorvolerò sul nome del collega, continuerò ad entrare in una stanza chiedendomi cosa ci sono venuta a fare, però sono più in grado di collegare esperienze di vita mie e altrui, letture fatte, cose studiate, riflessioni, immagini… E il tutto in sintesi di volta in volta diverse o più complesse.

Tutto sommato, va bene così.