E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
Amo questi versi e spesso si affacciano alla memoria, traghettati da stati d’animo che con loro risuonano. Mi colpisce, però, che gli stati d’animo che richiamano quei versi possano essere anche piuttosto diversi.
A volte risuonano con la stanchezza, la fatica, il confrontarsi con i soliti problemi; a volte sanno più di tristezza, di umore nero, di malinconica consapevolezza… Altre ancora di quieta consapevolezza, di compassione per tutti gli esseri umani che si danno da fare per vivere, che si arrabattano con gli strumenti che hanno e che cercano.
Siamo nati per vivere, e non necessariamente per essere felici. Spesso la ricerca della felicità rende infelici e frustrati, mentre il dir di sì alla vita dona vita. Ricca, complessa, piena di sfumature.
Quello che mi piace di questi versi è che se da una parte ci trovo il dolore, quel sentimento del mondo un po’ leopardiano -“… Ancor che triste, e che l’affanno duri.”- dall’altra mi arriva anche una dolcezza che quieta, un’accettazione saggia e amorevole della vita.
La muraglia non finisce, né finiscono i cocci aguzzi, ma c’è un cielo al di sopra, c’è un sole che fa il suo corso, ci sono la contemplazione e il raccoglimento che danno senso e accolgono le pene.
È un bel sentimento dello stare al mondo.
Io penso che siamo nati per diventare quello che siamo. Nel corso di questo processo, che dura una vita, si incontrano molte difficoltà – chi più, chi meno: ci sono anche persone biograficamente molto fortunate (spesso, per questo, dalle personalità molto meno articolate). La felicità è qualcosa di effimero, breve per sua stessa natura – è necessario che sia così. Altra cosa è la gioia, che può essere il sentimento di pacificazione con se stessi e col mondo, il sentire lo spessore della vita, il senso di compiutezza che alcuni riescono a trovare nel quotidiano. La meraviglia, diceva qualcuno. Cercare la felicità non ha senso: lei viene, quando meno te lo aspetti, dal nulla – e scompare. Cercare la pienezza, per me ha un senso. Sentire tutto, anche i cocci di bottiglia.
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Condivido… 🙂
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Come amo Montale… a me in questi versi trasmette sempre amorevolezza per la vita, quell’accoglimento nudo di ciò che è, cocci aguzzi compresi. Mi piace quella ‘meraviglia’, pur triste, che sta nel suo sguardo sulle cose. Per me la felicità sta molto nel preservare la ‘meraviglia’, questo stupirsi ancora e sempre…che poi è vivere, anziché sopravvivere.
Sembri pensierosa, Chiara.
Un abbraccio grande e forte.
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Sono più che altro stanca. Weekend a un corso di formazione, e riparte la settimana piena senza break… 😦
Grazie del pensiero! Un abbraccio e buona settimana 🙂
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Che siam nati per ……..vivere è fuori discussione.
Anche se poi ……………… si muore.
Nel frattempo si vive. E si dovrebbe vivere al meglio tutti.
Il tuo sentire è anche il mio ma il mio pensiero va a chi fa fatica a vivere e sopravvive. E questo mi rende un pochino triste nonostante l’apertura di orizzonti…
Questo intendevo….
E’ molto bello il tuo pensiero non v’è dubbio!
ciao 🙂
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È così… E quei versi di Montale mi piacciono molto perché mi parlano anche di quella tristezza, e in qualche modo le danno dignità, la ricompongono…
Un abbraccio! 🙂
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Mi piace pensare che siamo nati anche per essere felici.
Se non fosse che facciamo (fanno) di tutto per non esserlo.
E così ci arrabbiattiamo tutti cercandola dove non è….
A volte si, è bel sentimento stare al mondo.
un bel pensiero
buona serata
.marta
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Io preferisco pensare che siamo nati per vivere. È un sentire che mi apre gli orizzonti e che accoglie dentro un senso ciò che accade alle nostre vite. Ma, per l’appunto, è il mio sentire 😉
Ciao, Marta… Buona serata…
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