Non è cambiato nulla

“Non è cambiato nulla”, “Siamo ancora nella stessa situazione di un anno fa”…

Ascolto frasi come queste, e mi colpiscono: perché sono espressioni emotive travestite da pensieri. E’ ovvio che la situazione è molto diversa: un anno fa non sapevamo nulla di questo virus, e ora abbiamo i vaccini, abbiamo migliorato le terapie, abbiamo imparato a proteggerci cercando di continuare a vivere il nostro quotidiano, per quanto possibile. 

Un anno fa avevamo molta più paura, oggi la conoscenza acquisita ci aiuta ad averne meno: ha dato forme ai fantasmi, ha ridotto qualche margine di incertezza, ha dato strumenti per gestire. Poi, certo, c’è ancora moltissimo lavoro da fare; e anche se molti problemi sono ancora insoluti, noi non siamo nella stessa situazione di un anno fa. E, peraltro, non lo è neanche il Coronavirus: lui è mutato, e noi -in un altro senso- pure.

Abbiamo un anno in più, abbiamo fatto esperienze, sviluppato pensieri sulla vita più o meno approfonditi; abbiamo imparato qualcosa: su di noi, sul mondo, sull’igiene, sulle tecnologie; abbiamo messo alla prova i nostri limiti, le nostre relazioni, la nostra capacità di adattamento e di gestione dello stress. In sintesi, abbiamo vissuto.

Mi torna in mente una giovane donna, malata terminale, che anni fa mi diceva “potessi vivere ancora un anno”. Un anno, tempo prezioso di vita.

E mi dispiace sentire ora affermazioni sull’inutilità di quest’anno, su quanto sia stato un tempo buttato via, un tempo immobile in attesa del ritorno della vera vita.

Un anno nella Fortezza Bastiani, in attesa dell’arrivo dei Tartari.

Siamo stanchi, certo. E tutti abbiamo voglia di riabbracciare le persone care, di riaprire le case agli amici, di uscire con loro; abbiamo bisogno di vicinanza, dopo tanto distanziamento.

Ma credo sia altrettanto importante riflettere su ciò che abbiamo imparato in quest’anno, e non solo in fatto di gel e mascherine.

Abbiamo imparato meglio ad amare la vita, a non darla per scontata? Abbiamo imparato il senso del sacrificio? Il senso del limite? Abbiamo rivisto le nostre priorità? 

Uscirne migliori non è una questione collettiva ma individuale, e non riguarda solo il Covid, ma ogni singolo giorno della nostra vita.

“Il dolore ha sempre preteso il suo posto e i suoi diritti, in una forma o nell’altra. Quel che conta è il modo con cui lo si sopporta, e se si è in grado di integrarlo nella propria vita e, insieme, di accettare ugualmente la vita” 

“Fiorire e dar frutti in qualunque terreno si sia piantati – non potrebbe essere questa l’idea? E non dobbiamo forse collaborare alla sua realizzazione?” 

Etty Hillesum, Diario

Foto di Ansel Adams