Gocce di speranza

Chiudo “Saggio sulla lucidità” di Saramago con un senso di malessere. E mi ci vuole un po’ per togliermelo di dosso.
Non mi piace questa storia così distruttiva, che uccide le speranze, distrugge i valori. Si potrà dire di tutto, razionalmente, sostenere motivi per cui l’opera ha senso. Non discuto il valore dell’opera. Ma quel che mi rimane è il malessere, e non mi piace.
Lascio Saramago e le mie riflessioni vanno oltre.
Mi tornano in mente i versi di Montale:

“Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
(…)
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.”

Ecco, ora non mi basta più. Non mi basta più sapere cosa non siamo e cosa non vogliamo. È già stato detto, abbondantemente.
Ho bisogno di tornare ai fondamentali, e riprendo in mano “Scolpire il tempo” di Tarkovskij.
Ho bisogno di parole costruttive, del coraggio di quest’uomo di porsi le domande fondamentali sulla vita e sullo scopo della sua esistenza, del coraggio di usare parole come verità, ricerca, bellezza, spirito.
Scrive nell’introduzione: “… cominciavo a capire per che cosa lavoravo, a prendere coscienza della mia reale vocazione: del mio dovere e della mia responsabilità di fronte agli uomini…”
Ecco: dovere e responsabilità verso gli uomini.
Io ho bisogno di parole e immagini che diano speranza, che aprano alle possibilità. C’è già troppa rabbia nel mondo, e un artista -come ogni essere umano nel suo piccolo mondo- ha la responsabilità morale di ciò che immette nel mondo, di ciò che ci riversa. Oggi si parla tanto di ecologia, di responsabilità verso il pianeta Terra. E va benissimo, è importante. Ma dei contenuti morali che immettiamo nella nostra vita? Delle scorie morali, delle brutture che deprimono l’animo? Di tutto ciò che è tossico e avvelena lo spirito? Di tutto ciò che toglie speranza, alimenta la rabbia senza dare sbocchi costruttivi?
Io ho bisogno di gocce di speranza. Io, nella mia vita, mi pongo l’obiettivo di cercare queste gocce, di trovarle per me e per le persone con cui parlo. Gocce di bellezza, gocce di verità che risollevano l’animo.
Mi torna in mente la storiella citata da Masticone, quella della coccinella che porta la sua goccia d’acqua per spegnere l’incendio. (Qui:http://masticone.wordpress.com/2013/04/29/la-mia-piccola-goccia/).
Anch’io, come lei, faccio la mia parte, e mi piace ricercare la compagnia di chi la sua parte la fa portando faticosamente la sua goccia d’acqua.

20 pensieri su “Gocce di speranza

  1. edp

    Queste parole sono una boccata d’aria oggi. (Saramago io ci ho sempre trovato un amore grande per la vita, c’è una pagina di Cecità, in cui le tre donne si lavano sul balcone, che solo quella ti dà la misura di quanto si possa amare la vita e quella speranza di cui parli).

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    1. sguardiepercorsi Autore articolo

      In Cecità quella speranza in effetti l’ho trovata. Mentre proprio il fatto che nell’altro libro faccia morire i personaggi più significativi, portatori di luce, mi ha lasciata malissimo, è stato un pugno nello stomaco.

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  2. luporenna

    La mia impressione è che questi tuoi nobili propositi vadano aldilà di semplici gocce di speranza che soddisfino un bisogno individuale. La tua sembra più una ricerca di un ruolo organico in un insieme armonico. Un percorso più ampio e impegnativo, di quelli che richiedono scelte sostanziali e rinunce. Rinunce ai compromessi e situazioni di comodo, o ambigue. Questo stupendo articolo, comunque, mi ha un po angosciato. Mi fa sentire un autentico impedito e disadattato, oppresso dal peso delle mie contraddizioni, tanto da fare apparire le mie intime riflessioni come prediche lanciate da indegni indegni.
    Concludo con una domanda musicale: Ti piace il GLORIA di Vivaldi?

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    1. sguardiepercorsi Autore articolo

      In effetti mi sta a cuore proprio perché è un po’ il senso della mia vita, è la mia personale ricerca, nella vita e nel lavoro. Grazie per le cose che hai scritto. Mi dispiace averti procurato angoscia.
      Il Gloria di Vivaldi è stupendo. In assoluto, forse la cosa che amo di più di Vivaldi è lo Stabat Mater. Io ne ho una versione fatta da un controtenore che mi piace moltissimo. A seguire, lo Stabat Mater di Pergolesi e il Misere di Allegri, nella bellissima esecuzione dei Tallis Scholars (che ho ascoltato dal vivo la scorsa settimana!!!!!)

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  3. Diemme

    Sì, anch’io ho bisogno di positività, che non significa occhi chiusi, non significa negazione della realtà, ma propositività e assertività.

    E, chiaramente, speranza.

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  4. tramedipensieri

    Io adoro Saramago e ho letto quasi tutti i suoi libri: Cecità è il mio preferito.

    ….per il resto concordo con te sulla ricerca della bellezza….anche se devo dire che la bellezza non la ricerco…riesco a vederla, lì intorno a me…se passo attenta e curiosa….
    Buona “caccia”…e che non finisca mai…questa ricerca di bellezza …
    ciao
    .marta

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  5. sorrentinoillustratore

    Io Saramago non l’ho mai letto, mi basta averne sentito parlare per farmene passare la voglia, e poi ho un problema con quel tipo di scrittura, la trovo faticosa fino allo sfinimento.
    Ma detto questo che non significa nulla riguardo Saramago che sicuramente ha tutti i meriti che gli attribuiscono i lettori che lo amano il punto della responsabilità etica e morale degli artisti mi sta molto a cuore, moltissimo.
    Hai toccato il punto, secondo me è il momento di aprire la questione di un ecologia dello spirito che non vuol dire epurazione dei contenuti fastidiosi e/o problematici della condizione umana, questa è la principale obiezione a qualunque accenno alla questione da parte degli artisti.
    Appena si tocca l’argomento si alzano i forconi e si urla alla censura.
    Questo ha avuto senso negli anni delle battaglie per la libertà di parola e di espressione, ma bisogna andare avanti, sempre, non basta avere la possibilità di dire ogni cosa, di mostrare ogni immagine, di muovere qualsiasi sentimento, ottenuto questo, bisogna che gli artisti si sforzino di comprendere quali sono i sentimenti che muovono e che cosa producono nell’animo del loro pubblico.
    L’arte non è innocua, guai se lo fosse, non avrebbe altro senso che essere un passatempo.
    La capacità di entrare nel profondo dielle sensibilità dell’uomo è un potere enorme e deve essere praticato con la necessaria consapevolezza altrimenti è come se si operasse in sala chirurgica senza sapere quello che si fa, provando, sperimantendo sulla pelle degli altri.
    E’ stato inevitabile farlo per aprire la possibilità di allargare il campo della sensibilità ma ora ci troviamo ad avere una libertà d’azione senza consapevolezza e questo è irresponsabile, a meno che ripeto non si pensi che si trati di semplici parole e immagini innocue, cosa a cui non credo affatto.
    Il punto è che non vogliamo rinunciare alla totale libertà fanciullesca e tantomeno abbiamo voglia di fare la fatica di renderci consapevoli dei vissuti che agiamo, questo è difficile, obbliga l’artista a cercare, a mettersi in discussione, a porsi dei quesiti morali e questo all’artista anche se dice il contario non piace, lui vuole volare libero da ogni vincolo.
    Ma se non è disposto ad assumensi la responsabilità dei suoi atti cosa fa di lui una persona di vaolre?
    Questo è il punto, devi cercare di diventare una persona di valore che tu sia un artista o meno, altrimenti cosa ti può guidare nel valutare il valore di quello che metti al mondo?
    Tarkowsky è sicuramente un modello per i nostri tempi.

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  6. (al_nick_ci_penserò!)

    Ricordo anche io la storiella della coccinella raccontata da Masticone, mi piacque molto e mi piace molto questa tua ricerca verso la bellezza, verso parole costruttive, verso tutto ciò che può spazzare via le brutture dell’umanità; mi piace anche questo tuo dedicarti a te stessa (che è un modo per aprirsi poi al mondo con uno slancio migliore) nei libri.

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      1. (al_nick_ci_penserò!)

        Mi hai fatto venire in mente la scena di un film, “American Beauty”, esattamente questa :

        E’ capitato anche a me di rifletterci durante quest’anno.. è un bel tema .. 🙂
        Ciao a te!

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  7. mar52

    Con franchezza: digerisco a stento Saramago e comunque con i suoi libri la difficoltà, come sempre, sta nel parlarne. Personalmente ritengo sia inutile ( perdonatemi ma non iresco a dirlo in altro modo) recensirli, vale di più dire “leggetelo” e fatevene un concetto vostro. Il problema mio col portoghese è leggerlo con quella sua scrittura tortuosa persa tra le virgole, gli incisi, le lunghissime frasi, i rimandi..una tortura insomma. La traduttrice è stata immensa. Il libro è politico, forse più di altri, un’analisi dura e impietosa del sitema delle democrazie occidentali: mi sta bene ma devi farti leggere se vuoi entrare veramente nella testa dell’uomo. Ecco a me non entra.Abbiamo bisogno di bellezza e speranza non c’è dubbio perchè non iniziamo dal tipo di scrittura? La bellezza è contagiosa. ciao.

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    1. sguardiepercorsi Autore articolo

      In Cecità ho sentito quel che dici, mentre il fatto che nell’altro libro vengano uccisi proprio i personaggi positivi mi ha lasciata malissimo. Ti assicuro, l’impatto emotivo è stato potente, quel malessere me lo sono portato dietro per un po’. Poi il resto delle riflessioni va oltre Saramago. Sono cose su cui rifletto da tempo.

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