Perché scrivere? (3)

Mi piacciono le storie. Storie che mi raccontano un possibile dispiegamento nel mondo, una forma unica e preziosa.

Guardo le vite delle persone che incontro come guardo i paesaggi che attraverso: è vita che si dispiega nella meraviglia e nel dolore.

Non sono credente e penso che tutto finisca con noi. È un pensiero che mi quieta: un fiore è bello e ne godiamo, poi sfiorisce e ne nascerà un altro. Così noi. Che però, a differenza di tutte le altre forme di vita, lasciamo tracce consapevoli del nostro passaggio.

Alcune rimangono nei secoli, altre scompaiono.

Ma è comunque con stupore e meraviglia che accolgo e faccio vivere in me le storie che ho incontrato, gli sguardi che mi hanno accompagnata.

“Ma perché essere qui è molto, e perché sembra

che tutte le cose di qui abbian bisogno di noi, queste

effimere

che stranamente ci sollecitano. Di noi, i più effimeri.

Ogni cosa

una volta, una volta soltanto. Una volta e non più.

E anche noi

una volta. Mai più. Ma quest’essere

stati una volta, anche una volta sola,

quest’essere stati terreni pare irrevocabile.”

Rilke, Nona elegia duinese

Quest’essere stati una volta: meraviglia e terrore.

Gli sguardi sulla vita sono i miei tentativi di tenere l’equilibrio tra terrore e meraviglia, sotto cieli sempre stupefacenti.

7 pensieri su “Perché scrivere? (3)

  1. walter

    Buongiorno Chiara,
    ripassare nel suo blog è sempre interessante. Ed anche oggi è cosi. Devo trovare più tempo per farlo. Si sembra incredibile, ma in questa quarantena ho scatenato tanti interessi che il tempo vola, le giornate sono occupate in pieno e a volte mi manca il tempo per altre cose che vorrei fare. Ma questo è un altro discoro, magari ne scrivo sul mio blog, dove per altro nessuno legge, ma come lei sa spesso lo scopo di scrivere non è quello di essere letti.
    Sto esaminando il concetto di essere o non essere credenti e non riesco a trovare una soluzione.
    Credo di non credere in una vita ultraterrena e quindi in tutto quanto funziona come presupposto per proporne l’esistenza. Credo di non credere… ecco proprio una bella frase. 😉
    Ma poi mi dico: e che cosa ci perdo a credere ? e mi rendo conto che sminuire in questo modo, banalizzare questo concetto è in fondo un po’ un modo di non affrontarlo, di snobbarlo. Di ritenermi superiore. E vado oltre: non mi interessa avere la soluzione, perché non credo di poter influenzare l’esistenza o meno di una vita ultraterrena e quindi che ci sia o non ci sia lo verrò a sapere prima o poi, forse. Però vivere da “semicredente” non praticante, non anticlericale, ma lasciando una porta aperta, è una vera soluzione ?

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  2. swannmatassa

    Mi piace molto questo tuo chiedere e chiederti insistente “perché scrivere?”, eppure finisce che non condivido nessuna delle risposte che proponi. Sono stato ancorato per anni all’idea della scrittura come firma, come segno lasciato del nostro passaggio, ma l’ho abbandonata da tempo, progressivamente convincendomi che è un confondere il mezzo e lo scopo. E più metto la firma su opere scritte (ma di natura scientifica, non letteraria) e più mi accorgo che sono lontano dall’idea di partenza. Così ho ricominciato a scrivere, senza sapere più perché lo faccio, e continuando a chiedermelo, e continuando a farlo – per ora solo per capirci qualcosa. Ché quello forse sì, lo fa, la scrittura: rivela.

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    1. sguardiepercorsi Autore articolo

      Sono d’accordo: la scrittura rivela. Spesso scrivo perché mi aiuta a riflettere, a elaborare momenti vissuti. Scrivendo capisco meglio. In questo senso io penso alla scrittura come un lasciare tracce. Tracce che sono storie, sguardi, pensieri, che mi piace condividere, ascoltando e dialogando con le tracce altrui. Non mi interessa che il mio passaggio nella vita sia ricordato, non scrivo per questo. Cerco di esprimere e di far vivere ciò che sono. Ognuno di noi dà testimonianza di vita, e le testimonianze si parlano e si ascoltano: che poi ciò avvenga tra amici, in un blog, o sul lavoro, non cambia il senso.
      Ciao!
      Chiara

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  3. liù

    Sono stata credente fino ai 50 anni ( sono del 1953) ,ma da circa 10 anni non credo fermamente più,credo che tutto nasca e muoia con noi .
    Lo strano è che vivo in con un marito e due figli che credono fermamente .
    Ciao
    liù

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      1. liù

        E’ stato un percorso mio tutto interiore che mi ha portata a farmi domande su domande e pian piano mi son convinta che non esiste nessun essere superiore e misericordioso .
        credo che la religione sia la più grande truffa da che è iniziato il mondo.

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