La fotografia macro è un mondo.
Guardo le foto scattate durante un workshop e, anche se tecnicamente ancora molto migliorabili, mi emozionano e mi fanno riflettere.
Guardo la bellezza che si dischiude quando ti avvicini molto, con calma e pazienza; quando cerchi con attenzione e concentrazione; quando sei aperto a quel che arriva; quando trovi quel che non stai cercando e non trovi quel che cerchi.
Guardo la ricchezza e la complessità che sembra crescere via via che ti avvicini: l’infinitamente grande nell’infinitamente piccolo.
Guardo un semplice prato che diventa un mondo, e non smette di stupirmi.
E penso alla vita, a noi esseri umani: la bellezza che ognuno di noi porta in sé, e che non è sempre così visibile; una bellezza che richiede attenzione e amore per dispiegarsi; che ha bisogno di pazienza, cura, fiducia.
Penso agli sguardi frettolosi, ai giudizi che rimbalzano sulle scorze e non incontrano l’essenza delle persone. Penso a quando diamo per scontate le cose; quando il quotidiano diventa muto perché apparentemente noto e troppo conosciuto; quando smettiamo di guardare quel che abbiamo sotto gli occhi perché tanto sappiamo già cos’è; quando diamo per scontati anche gli affetti.
Allora un prato è solo un prato, non c’è da stupirsi.
Invece ogni prato è un mondo che si può scoprire, vivo e mutevole.
La fotografia macro ti mostra che mondo è quel semplice prato: porta in primo piano ciò che è piccolo e rischia di passare inosservato; ciò che è nascosto in ciò che guardiamo ogni giorno senza vedere. Oltre la superficie, oltre il conosciuto, c’è ancora complessità, e ancora meraviglia.
Stasera penso alla macro come una metafora della vita: rallentare, guardare, affinare tutti i sensi, avvicinarsi piano… con pazienza, rispetto, curiosità. Scoprire. Lasciarsi stupire.
E allora la cura che mettiamo nel far questo ci cura dal quotidiano muto.
Stasera penso al mio lavoro che è un po’ così, ed è una grande ricchezza.
Stasera penso alle persone che amo, e alle loro bellezze.
Belle parole. La fotografia e in particolare la macro sono un ottimo esercizio per esplorare. A me capita anche di trovare nuovi dettagli e nuovi particolari andando a rivedere, magari addirittura ingrandendo una foto su uno schermo già grande, particolari che nella fase di ripresa non avevo notato, l’occhio e la mente troppo concentrate sulla profondità di campo, l’inquadratura, il vento che sposta il soggetto o fa entrare in campo primi piani invadenti e non voluti.
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Parole e foto si completano a vicenda, riescono a farmi percepire un atteggiamento che non si ferma al dettaglio, ma cerca invece di scoprire ciò che spesso rimane invisibile agli occhi. Provaci appena puoi anche con gli sguardi, le espressioni di un volto, le mani che raccontano tante cose… Un giorno in ospedale mi capitò di fissare a lungo la mano nella mano di una degente e del suo compagno, erano silenziosi ma in perfetta sintonia. Quelle mani dicevano tutto di loro!
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Lo faccio continuamente, ma non con la macchina fotografica. In ospedale faccio foto mentali tutti i giorni, ma ovviamente non posso farle in altro modo… E poi anche per strada, tra la privacy e il mio imbarazzo, son foto che non riesco a fare…
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Ti capisco, ma penso che bisognerebbe trovare il coraggio e le strategie utili per fare anche questo genere di foto, senza violare la privacy di nessuno. Ma so che è complicato, molto complicato.
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bellissime considerazioni che condivido in pieno!!!
La lotta (o la ricerca) per dare spessore e profondità al quotidiano muto è fondamentale anche per me ed è strettamente collegata a quello che dicevi a proposito dell’Altrove: facciamo molta fatica ad accontentarci di quello che abbiamo, cercando la nostra felicità sempre altrove!!!
Bellissime anche le foto!!!
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Facciamo esercizio quotidiano per stare nel qui e ora… 🙂
Grazie per il tuo commento, buona giornata!
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…Sugli umani avrei qualche dubbio ! Forse una parte è quella descritta da te ma, l’altra parte fa di tutto per togliere di mezzo la parte ‘buona’ !
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Non dico che siamo tutti solo bontà e bellezza. Ognuno ha le sue lotte interne, i suoi equilibri tra elementi. E non possiamo certo andare oltre le scorze di tutti. Però praticare lentezza e attenzione, quando si può, fa bene a noi e a chi incontriamo.
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