Profondità

“Non vediamo le cose per come sono ma per come siamo.” Anaïs Nin
Stamane ero pensierosa. Ascoltavo in auto dei concerti di Vivaldi, immersa nelle armonie alternanti di adagi e allegri, flusso mutevole come la vita.
Parole di pazienti, di amici, ricordi… Stamane tutto scorreva intensamente e riverberava nelle note dolenti del violino, dell’oboe.
Oggi sono pensierosa e il mondo mi rimanda pensieri: vediamo le cose per come siamo.
Un cielo azzurro terso d’estate può essere un sospiro di sollievo e di apertura gioiosa, oppure uno schiacciante chiarore, abbagliante, troppo vitale e sfacciato per chi ha bisogno di penombra.
Oggi gli adagi vivaldiani portano su uno stato d’animo complesso, pieno di sfumature: il sottobosco degli umori, come l’avevo chiamato in un altro post.
Non è tristezza. Rilke mi soccorre sempre con le parole giuste:

“… Egli avanzò. Tornato.
Senza respiro stiè: su quella vetta,
senza ringhiera. Ed in possesso, alfine,
d’ogni Dolore, -assortamente, tacque.”
(La discesa di Cristo all’inferno)

Qui, in queste stanze interiori, mi sento nel cuore battente della vita.
Qui tutto sta: gioie e dolori, conquiste e fallimenti, lotte per la vita, flusso di millenni.
Qui, minuscola particella, poco più di un soffio nel lento respiro dell’evoluzione, mi sento unita agli altri soffi, compagni di viaggio in percorsi intricati.
Qui, sto. Mi sento a casa.
Una casa impegnativa, non quella delle vacanze e del relax. Una casa austera che richiama all’essenziale: senza fronzoli, non dà consolazioni fugaci, né offre scorciatoie. Dà quello “stare” di cui parla Rilke. Dà una sua particolare forma di sicurezza, di stabilità. Gravità.
Qui mi sento al sicuro non perché non mi può succedere niente, non perché offre riparo, ma perché da qui viene la forza per affrontare la vita.
Qui mi sono sempre ancorata nelle tempeste che ho incontrato, qui ho trovato il baricentro, la quiete necessaria per ampliare gli sguardi e ritrovare l’orizzonte.
Qui arrivano parole che desiderano essere condivise.

21 pensieri su “Profondità

  1. Nicola Losito

    Vivaldi è utilizzato nei corsi di scrittura creativa per suscitare emozioni del tutto personali negli studenti. Dall’esame di quelle emozioni, in seguito, ognuno è invitato a riportare sulla carta ciò che ha provato durante l’ascolto.
    Ne nascono n componimenti diversi per ognuno degli n partecipanti. Il pensiero di Anaïs Nin, dunque, si potrebbe così sviluppare: non ascoltiamo la musica per come è ma per come siamo in un dato momento…
    Un po’ come hai fatto tu ascoltando Vivaldi in auto e scrivendo poi questo post molto bello e personale. Tanti anni fa l’ascolto di un brano di Vivaldi mi spinse a scrivere quello che io ritengo il mio racconto più riuscito: “Francesco mio”. Se non l’hai già letto, lo puoi trovare inserito in questo vecchio post: https://nictrecinque42.wordpress.com/2014/04/07/il-signor-giacomo-se-ne-va-in-vacanza-di-n-losito/
    Un caro saluto.
    Nicola

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  2. unazzurrocielo

    sai che provo nel leggere i tuoi post? Mi danno serenità, mi fanno rilassare. Vivo ultimamente con l’ansia costantemente compagna di vita ma leggerti mi offre uno spiraglio . grazie!

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  3. Drimer

    Tutte le mattine guardo lo specchio e gli auguro una buona giornata, salgo in auto e penso anche oggi qualcosa da scoprire, comunque vada….e mi sorrido ☺

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