C’è una frase che mi sento ripetere più o meno tutti i giorni: “non mi sarei mai aspettato/a di vivere questo”.
La vita, nel bene e nel male, giunge in forme inattese. Spesso, non gradite.
E il vissuto con cui mi confronto quotidianamente è proprio quello del sentirsi imprigionati in condizioni non volute.
Per questo penso spesso alle statue dei Prigioni di Michelangelo, di cui ho già scritto più di una volta. Quelle immagini continuano a parlarmi della fatica di ogni vita, di quanto siamo imprigionati in materia che ci trattiene e ci toglie libertà. Da lì, strade diverse sono possibili, dal rimanere fermi al cercare -in vari modi e tempi- di andare oltre il limite, di limare la linea di confine.
Lo scolpire di Michelangelo dava forma togliendo: metafora di vita.
Quanta fatica, quanta pena, quanto lavoro…
Quando si sentono i vincoli della pietra che imprigiona le nostre vite, le nostre potenzialità, o i colpi dello scalpello che sbaglia e rovina qualcosa di finito o che sembrava tale, è difficile reggere l’urto.
Ha da passà ‘a nuttata. E sembra non passare mai.
Lavoro per aiutare le persone a cercare gli strumenti utili per vivere quelle lunghe notti dell’anima. E magari, per far sì che da quelle notti riescano a tirare fuori qualcosa di significativo.
E lavoro per me, per le mie notti dell’anima.
Ciò che riusciamo a fare di quelle notti è l’opera della nostra vita.
Mai mi sarei aspettata, di incontrare questo blog…mi sono iscritta, ora conoscero’ i tuoi pensieri, buona serata, Giusy Lorenzini
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Benvenuta!
Chiara
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Ciao, passavo da queste parti e…… pezzo straordinario. Sicuramente perché vivo un momento “faticoso” e le tue parole fanno riflettere e danno conforto. Grazie, Liliana
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Grazie a te per il commento…
Benvenuta da queste parti!
Chiara
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puoi immaginare che io mi sia chiesto “perchè proprio a me è capitato” , mi sono arrabbiata per questo e un pò arrabbiata lo sono ancora , però sto facendo il percorso per ritrovare un equilibrio in questa mia nuova vita che cerco di ricostruire
un abbraccio
Annamaria
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Posso immaginare… Un abbraccio a te! 🙂
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I Prigioni sono la metafora più aderente che esista: ci si sente soli e intrappolati, impotenti. Non è facile attraversare quelle notti. L’aiuto che tu dai è quello dello scultore che toglie un po’ di pietra alla volta. E’ molto bello.
Ciò che riusciamo a fare di quelle notti è l’opera della nostra vita. Questo è ancora più bello 🙂
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L’aiuto che do è stare accanto, aiutando a riflettere, dialogando… Poi è compito individuale, sono risorse personali…
Quelle statue sono davvero meravigliose! 🙂
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Mi è piaciuto molto questo post, è profondo e scritto molto bene.
Però mi ha lasciato una domanda stupida… sopportami…
Perchè i pensieri più profondi li facciamo la sera o comunque la notte?
Magari tu lo sai…
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più che pensieri profondi, di notte facilmente arrivano pensieri cupi, preoccupati, spaventati. E la notte dell’anima è una metafora che si riferisce proprio a una condizione di buio interiore.
Le riflessioni più profonde arrivano quando arrivano… Forse più spesso nel silenzio, nella quiete del fermarsi…
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