Ubuntu

Sabato mattina grigio e piovoso, umore in sintonia. Avevo anche diverse cose da fare, e il senso del dovere si stava già organizzando. Poi mi sono fermata. No, così non va bene. Ho davanti un tempo prezioso, libero, e ho bisogno di fare qualcosa per me, di prendermi cura, di ri-centrarmi.
Divano, IPad, e una Ted talk che mi ispira. Già sto meglio. Il mio cervello si mette in movimento, prendo appunti, fluiscono riflessioni. Ne ascolto un’altra, e un’altra ancora. Ora sto bene, e vado in cucina a preparare con cura il pranzo.
E mentre lavo la verdura e metto a cuocere un profumatissimo riso Venere, penso a quanto sono potenti le idee testimoniate da persone che le trasmettono credendoci. Perché le Ted talks questo sono: “ideas worth spreading”. Idee di valore che vanno nel mondo, e stimolano, contagiano; e nel loro essere diffuse e condivise creano a loro volta valore, entusiasmo.
Ecco, entusiasmo. Ascoltare una Ted talk ha su di me un effetto antidepressivo immediato: mi fa stare subito meglio. E ho capito perché: sono tutte propositive, raccontano di valori, testimoniano percorsi possibili. In un clima di pessimismo generale, di telegiornali e giornali che portano solo brutte notizie, che se non parlano di pessima politica parlano di violenze e omicidi, qualcuno che mi dice con entusiasmo, credendoci: guarda questo percorso, è possibile, si può fare, questa è la mia storia e la condivido con voi… Ecco, questo mi fa stare bene, mette energia nella mia vita, mi risolleva l’animo e porta fuori la voglia di fare. E poi faccio davvero. Mi muovo, concretamente e psicologicamente.
Mi è sempre più chiaro che dai contagi emotivi negativi dobbiamo cercare di proteggerci, nei limiti del possibile. E ognuno deve capire cosa gli fa male, il che non è banale, né così scontato.
L’argomento è complesso, e non parlo dello star bene o male, dell’essere felice o sofferente, ma di cosa fa bene e cosa male alla nostra mente, al corpo, allo spirito.
Spesso ci facciamo del male pensando di farci del bene.
E a complicare le cose, c’è anche il fatto che ciò che ci nutre in un tempo, può rivelarsi tossico in un altro.
Possiamo solo imparare ad ascoltarci, affinare sempre di più le percezioni del nostro mondo interiore e rifletterci su.
Oggi si parla tanto di benessere fisico, dall’alimentazione all’attività sportiva; c’è un’attenzione spesso esasperata per questi aspetti. E in realtà si parla tanto anche di benessere psicologico, trattato però come più o meno semplici ricette per la felicità. Il risultato di tutto questo gran parlare, però, non mi sembra che produca poi un gran benessere reale, e soprattutto non porta equilibrio. Vedo più frequentemente persone che oscillano tra estremi di divano e di palestra, diete maniacali e abbuffate notturne, corsi di yoga e crisi di nervi, cassette del contadino e 4 salti in padella acquistati al volo al supermercato sotto casa dieci minuti prima della chiusura. Slanci verso il benessere totale e immancabili capitomboli e ribaltoni, con relativi sensi di colpa e frustrazioni.
Io oggi cerco equilibrio, e nutrimenti sani per il mio benessere psicologico. Perché credo che un individuo sano promuova salute intorno a sé.
Boyd Varty, nella sua Ted talk dal titolo “What I learned from Mandela”, parla di un termine africano “ubuntu”, che significa “io sono grazie a te”. Non siamo quello che siamo senza le altre persone.
Dunque, ciò che ciascuno porta nella vita influisce sulle vite degli altri. Siamo interconnessi, e non solo perché abbiamo internet. Così, per me stessa e per chi incontro nella mia vita, cerco di essere attenta. Cerco un buon nutrimento per me, cerco di coltivare il mio benessere psicologico. E condivido, pensando che possa essere buon nutrimento per qualcun altro, anche solo come spunto per muovere altri passi in altre direzioni.
Siamo interconnessi: per questo ciascuno di noi ha la responsabilità di cosa immette nel mondo. E non discuto i contenuti, ma la consapevolezza. L’essere affrettati, incuranti, sciatti, intellettualmente e spiritualmente non fa bene. Mettiamo cura, impegno gentile, consapevolezza, attenzione in ciò che facciamo; riflettiamo sul senso del nostro fare o non fare.
Siamo interconnessi. Ubuntu.

28 pensieri su “Ubuntu

  1. laurapozzani

    Bellissime queste tue riflessioni cara Chiara, le condivido pienamente, ma ammetto che per me non è facile metterle in pratica e spesso (troppo secondo me) mi lascio andare.. vivo (sopravvivo) nella non-consapevolezza e tra mille cose da fare non sempre riesco a discernere quelle per cui vale la pena davvero di impiegare il proprio tempo… Tu invece mi sembri una persona davvero equilibrata, sensibile e saggia… grazie per portare una luce che mi può aiutare nel mio cammino. 🙂

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  2. leparoledinessuno

    Non mi sento negativo, ma disilluso ! Non credo che siamo interconnessi, o almeno fino a quando non abbiamo un interesse. Credo che l’Umanità tutta vada da qualche parte a prescindere dai rapporti interpersonali, dalle credenze, dalle convinzioni, dal fato. Credo sia tutto lasciato in mano al Caos che ci fa credere nell’ordine delle cose.
    Ciao.
    Stefano.

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    1. sguardiepercorsi Autore articolo

      So che la pensi così. Ti posso solo dire che la mia esperienza è molto diversa. Mi dispiace molto sentire che sei disilluso, credo che faccia molto male. Vorrei poterti mostrare che altri percorsi di fiducia sono possibili, che veramente siamo interconnessi ma che è anche importante scegliere le giuste connessioni, perché non tutte vanno bene, o ci fanno del bene. Se mai avessi voglia di parlarne, io ci sono. Davvero.
      Ciao Stefano!

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      1. leparoledinessuno

        Sono un individualista. Credo solo nella forza interiore di ognuno di noi, per noi stessi. Per trovare Pace, salvezza, serenità, colgo solo dalla natura che mi circonda il vero ed unico senso della Vita. Basta il cinguettio di un uccellino per farmi dimenticare tutto. Tutto inteso come umanità. In essa non vedo prospettive e tutto prima o poi, sarà travolto dall Natura. L’umo di per se è una creatura fantastica, ma nel suo insieme come specie, è assolutamente terrificante. Non ci sono legami ‘naturali’ tra simili. La Ragione (che forse le altre componenti della Natura non hanno … forse …) è la causa di questa disgraziata Storia dell’Umanità. L’uomo potrà salvarsi SOLO nel Silenzio e nella Meditazione di se stesso.
        Non ci sono prospettive di comunicazione con l’altro.

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  3. Pablo

    Commento con le tue stesse parole che trovo assolutamente vere:
    “Cerco un buon nutrimento per me, cerco di coltivare il mio benessere psicologico. E condivido, pensando che possa essere buon nutrimento per qualcun altro, anche solo come spunto per muovere altri passi in altre direzioni”.
    Interessante.
    Pablo

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  4. Nicola Losito

    Era da tempo che non leggevo un post che inneggia alla positività, al non piangersi addosso, ma al muoversi verso la condivisione di idee buone.
    Grazie per queste tue profonde riflessioni, tutte condivisibili.
    Nicola

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  5. andreaalberti

    Ciao, un post davvero bello.
    Abbiamo bisogno di rivelarci tutte le interconnessioni positive che conserviamo, anche se a volte basta un po’ di cattivo tempo per farcele dimenticare. Dobbiamo sviluppare un concetto di benessere per noi stessi più esteso, così da non dimenticarlo a volte da qualche parte.. Oltre a “impegno gentile” mi piace molto l’espressione “affinare sempre di più le percezioni del nostro mondo interiore e rifletterci su”. E’ anche lunga da ricordare, magari migliora la memoria! 🙂 😉
    Grazie! Ciao

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  6. ammennicolidipensiero

    è interessante la riflessione sul benessere. a grandi linee mi verrebbe da dire che quella che tu descrivi è la grossa distinzione tra “benessere passivo” ed “attivo”.
    (in ogni caso, ogni tanto fa bene ricordare che ubuntu non è solo il nome di un sistema operativo…)

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  7. la ragazza delle arance

    Ho appena realizzato, in questo momento della mia vita, di essermi cibata a lungo di qualcosa che adesso mi risulta tossico. Non ho ancora metabolizzato e non è facile mandare a quel paese un rapporto lungo 13 anni…. siamo interconnessi, ma non basta, e sto cercando di salvare il salvabile… Ma devo volermi bene, e se questo significa voltare pagine, allora così sia…

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  8. marco

    Interessantissimo questo post! Ho avuto tre settimane di riposo “forzato” da lavoro e ne sto approfittando per riflettere un po’ anche io sulla ricerca dell’equilibrio. Per certi versi, sono giunto alle tue stesse conclusioni. Mi ha dato molto da pensare la dicotomia che hai criticato e che non produce un vero equilibrio. E’ quello che ho sempre pensato io, oscillando tra un senso del dovere e una ricerca dello sfogo. In questa impostazione mi accorgo che la cosa che manca è quella fondamentale: il piacere. Questo si può trovare unicamente per sé stesso – e anche restando interconnessi ovviamente (sempre attenti però a non lasciare tutto il nostro essere in mano a chi se ne vuole approfittare) – Penso anche che quel modo, sbagliato, talvolta indispensabile, di vedere le cose come una sorta di dicotomia, dipenda oltre che da una certa assuefazione alle mode così come hai delineato tu, anche da un’impostazione cattolica. Grazie per il bel post, buona serata! !

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