Ma come si fa ad accettare…

“Dottore’… Ma come si fa ad accettare di non poter più camminare?”
È un uomo giovane che parla. Un incidente, un attimo; la sedia a rotelle per il resto della vita.

Come si fa ad accettare? Perché la vita mi fa questo? Cosa ho fatto di male per meritarlo? E poi la rabbia, il senso di ingiustizia… E poi il dolore, fisico, psicologico… E poi la paura, lo smarrimento, le angosce per il futuro…
Come si fa?

Ascolto, chiedo, faccio parlare, lascio che si sfoghi… E torniamo lì: “Dottore’, ma come si fa?” La domanda è la stessa ma il tono è cambiato. È meno arrabbiato, e più accorato.

Come si fa ad accettare tutto ciò che non vorremmo, che ci causa sofferenza? Perché la vita ci porta dove non vorremmo andare? O ci fa trovare porte sbarrate dove invece vorremmo andare?

Non ho risposte. Ho il cammino, il percorso. Ho gli sguardi di meraviglia sulla vita, tutti quelli che riesco a trovare. Ho i compagni di viaggio. Ho le parole, gli affetti, la condivisione, lo scambio.

Questo è il mio bagaglio. Cammino. Con gli altri che incrociano la mia strada. Offro i miei sguardi, accolgo i loro. Condividiamo esperienze, raccogliamo testimonianze.

“Dottore’, come si fa ad accettare?”
Non lo so. Ci proviamo.

10 pensieri su “Ma come si fa ad accettare…

  1. arte64

    Secondo me si è già fatta molta strada quando si arriva a capire che alcune cose si possono cambiare, altre no, e quali. Il passo successivo è accettare quelle che non si possono cambiare, il proprio destino. Quello ulteriore, più difficile ma non impossibile, è amare il proprio destino, dire di sì. Amor fati.

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  2. goccedisabbia

    Quando mi sento scarica, ‘schiacciata’ dal quotidiano, passo qua, come oggi, come ora. E’ un buon posto per me, mi fa sentire a casa, è come fermarmi sotto un albero e respirare. Anche se il tuo osservare non è leggero.

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    1. sguardiepercorsi Autore articolo

      Grazie per queste belle parole. Il mio osservare non è leggero, però mi aiuta a centrarmi. Per questo lo condivido: mi auguro che possa dare spunti costruttivi anche a qualcun altro. Mi fa davvero piacere che questo blog possa essere per qualcuno un albero sotto cui fermarsi e respirare!
      Un abbraccio 🙂

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  3. gardentourist

    Anche secondo me accettare è l’unica via, un po’ come perdonare, anche quando non si sa bene a chi. Per me è sempre prima di tutto un laborioso imparare ad accettare la mia stessa resistenza ad accettare (mi spiace per il loop, ma se si chiama riflessione qualche eco ci può stare!)… e provare a perdonarmi (ogni volta daccapo, perché il loop è in realtà una spirale che non la smette di scavare) per questo. Comunque il mio motto è… boia chi molla!

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    1. sguardiepercorsi Autore articolo

      Lottare contro la propria resistenza ad accettare è il vero nodo della questione… Sono battaglie lunghe, e non si vince mai una volta per tutte… Dunque, direi che il tuo motto è fondamentale!
      Ciao!

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  4. unarosaverde

    Perchè accettare? Sono d’accordo con Marta: si impara a convivere ma è meglio se non si accetta. Solo così si può trovare la voglia di sfidare la malattia e i limiti che essa impone e trovare altre vie per ricominciare a vivere e non solo ad esistere.

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    1. sguardiepercorsi Autore articolo

      Accettare non significa rassegnarsi, è l’esatto contrario. Quando le persone non riescono ad accettare combattono in modo sterile, contro la vita, contro qualcuno o qualcosa. E non vivono, stanno male. Diventano prigioniere delle loro emozioni, prima ancora che delle loro limitazioni fisiche. Accettare significa provare a dire di sì a ciò che è e non può essere cambiato, per riprendere a vivere, a stare nella vita possibile. L’accettazione è un percorso emotivo e spirituale.

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  5. tramedipensieri

    “Dottore, come si fa ad accettare?”
    😦
    Secondo me…non lo si accetta. Con il tempo ci si convive, per forza.
    Vorrei sbagliare….vorrei proprio sbargliarmi

    buona serata
    per oggi ho letto già due blog di un certo peso…
    un abbraccio
    .marta

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    1. sguardiepercorsi Autore articolo

      Conosco persone che hanno accettato. Il che non significa che siano serene sempre, che non abbiano mai momenti di rabbia o di sconforto. Ma per quella che è la mia esperienza, lavorativa e personale, la non accettazione – temporanea o più duratura- fa soffrire di più, sottrae energie vitali.

      Ciao Marta! Ti auguro giornate serene… 🙂

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